Un giro nella Miroglio occupata

La crisi di un’azienda, l’impoverimento del territorio, la paura per il futuro. Duecento operai occupano la fabbrica di Miroglio a Ginosa, duecento operai lottano per il domani. Ecco i video (girati male, pardon) e i loro racconti, il loro lavoro che non c’è più e le pratiche disoneste di chi fa l’imprenditore.

Se siete interessati alla storia di Miroglio, vi segnalo questo bell’articolo di Massimo D’Onofrio pubblicato sul Corriere del Giorno

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Ecco Martina che lotta

Altissima la partecipazione alla manifestazione dei sindacati del tessile, che lanciano la sfida della ripresa del settore manifatturiero.

Made in Itali: Mobilitarsi Adesso Dobbiamo Essere Instancabilmente Numerosi Insieme Tutti Amministratori Lavoratori Imprenditori.

A parte la licenza poetica dell’acrostico, I al posto di Y, è in questo striscione appeso da alcune lavoratrici il senso della manifestazione svoltasi a Martina Franca durante la fiera detta “dei cappottari”. Ad integrazione, per rendere meglio l’idea del senso, bastava leggere sulla ringhiera intorno alla fontana in Piazza Roma o sullo striscione attaccato al Palazzo Ducale, rispettivamente “La città ha bisogno di noi – noi abbiamo bisogno della città” e “La giusta medicina non è il made in China”, entrambi della Filtea CGIL di Taranto, per rendersi conto che della situazione tutti hanno un quadro abbastanza chiaro. La crisi che da anni attanaglia il settore manifatturiero, moltiplicata per la crisi economica, unita alla tendenza non poco diffusa da parte di fette dell’imprenditoria di rivolgersi alla manodopera estera (cinese, rumena, albanese…) hanno reso il tessuto produttivo della Valle d’Itria quasi una landa desolata, fatta da operai in cassa o in mobilità e imprese che cadono stecchite ogni giorno.

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un momento della manifestazione

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E adesso chi lo cuce il mantello di San Martino?

Manifestazione degli operai tessili a Martina Franca per chiedere alla città un sostegno e maggiore attenzione da parte degli amministratori

Un anno fa l’assessore alle attività produttive del Comune di Martina Franca, sentita sulla crisi tremenda in cui versava il settore a causa del collasso dell’economia globale, rispose che della crisi ne aveva sentito parlare, e che aveva in mente di organizzare al più presto un incontro con Confindustria. Nel frattempo però nella città circa 3000 lavoratori avevano perso il lavoro, o lo stavano perdendo, o comunque iniziavano a sentire puzza di cadavere. In un anno di lavoro sulla questione tessile non è stata spesa una parola che sia una da parte non solo degli amministratori locali, ma anche da parte di quell’opposizione che è stata sempre pronta a cavalcare gli asini, il piano carburanti e per un attimo, abbiamo temuto, anche il virus H1N1… Senza contare il PD, assente da se stesso dalla sua nascita, a Martina in particolare, ma che ci auguriamo partecipi numeroso mercoledì 11, se non altro per dare un sussulto all’encefalogramma.

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Il manifesto dell'iniziativa

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Dai cappottari all’università

La vocazione tessile della città si è evoluta: a Ottobre parte il corso di Laurea in Scienze e Tecnologie della Moda. Un’occasione per riflettere su un settore in declino.

(pubblicato su Extramagazine del 4/9/2009)

Il corso di laurea in Scienze e Tecnologie della Moda approda a Martina Franca, dopo aver battuto in velocità Barletta e gli altri comuni del nord barese. E quale altro poteva essere l’indirizzo di studi se non quello che da decenni caratterizza a livello industriale il nostro territorio? I cappottari, le confezioni, gli abiti, prodotti che da sempre costituiscono il fiore all’occhiello della produzione martinese, diventano oggetto di studi da parte di un corso interfacoltà (Scienze della Formazione, Economia, Giurisprudenza, Lettere e Filosofia, Scienze Matematiche ,Fisiche e naturali) dell’Università di Bari.

Le lezioni si terranno momentaneamente presso un’ala dell’Itis Majorana, in attesa che la sede definitiva, il Centro Servizi per il Tessile in piazza D’Angiò, sia pronta. «Il Majorana è stato scelto per motivi logistici» ci spiega il dottor Fornasari docente di Pedagogia Sociale e Interculturale, già assessore di una delle giunte tecniche di Palazzo, che ha seguito passo passo l’apertura del corso per conto del Preside Laneve, «è facilmente raggiungibile dalla stazione ed è servito dai mezzi pubblici. Considerando che in totale servono due aule e una stanza che faccia da segreteria, per un totale di 150 mq, lo spazio è sufficiente. I laboratori previsti si svolgeranno all’esterno, presso alcune aziende che già ci hanno dato disponibilità. E non sono solo aziende di Martina, ma anche di Locorotondo».

Secondo Fornasari, l’apertura del corso rappresenta: «un evento che si riallaccia alla tradizione locale, permettendo da un lato di poter accrescere il patrimonio di conoscenza dell’imprenditoria e dall’altro di fornire uno sbocco professionale a chi si accosta al mondo della moda. Le materie di studio passeranno dalla chimica dei tessuti al marketing, permettendo agli studenti di seguire ogni passaggio della produzione degli abiti, partecipando con cognizione ai processi produttivi. Il comune di Martina Franca, capendo immediatamente la grande opportunità, si è attivato, attingendo ai fondi dell’Area Vasta per rendere agibile la sede definitiva, il Centro Servizi per il Tessile. È notevole il contributo dato dall’assessore comunale Giuseppe Chiarelli che ha fatto da coordinatore e si è battuto molto per non perdere l’opportunità».

Il prof. Alberto Fornasari

Il prof. Alberto Fornasari

La partenza del corso è prevista per ottobre, ma finora le iscrizioni al primo anno sono state scarse: «A voler essere chiari, non importa il numero degli iscritti al primo anno» continua Fornasari «dato che il corso non è nuovo, ha solo un’altra sede. Se facciamo la somma degli iscritti al secondo e al terzo anno, abbiamo un totale di circa novanta studenti che verranno a Martina all’università»

L’accoglienza data al corso universitario dal Comune di Martina, non si esprimerà solo a parole. Il ruolo che spetta all’amministrazione, oltre a quello di coordinare le istanze dell’Università di Bari con gli imprenditori locali e risolvere i problemi degli studenti (trasporti, spazi riservati allo studio, alloggi per chi è fuorisede), sarà quello di contribuire economicamente, secondo gli impegni presi, affinchè la sede presso il Centro Servizi sia ultimata il più presto possibile. Certo i soldi saranno presi dai capitoli dell’Area Vasta, ma il fatto di essere stati sensibili verso l’università, dimostra uno spiraglio di luce nella storia di un’amministrazione poco attenta alle esigenze della comunità locale. L’apertura del corso di laurea sulla moda a Martina potrebbe essere l’inizio del rilancio di un settore, quello tessile, che da anni rotola in declino e che da qualche mese subisce l’aggressione violenta della crisi economica: secondo Giuseppe Massafra, della Filtea-Cgil, l’apertura del corso potrebbe essere utile per mettere in atto tutte le strategie possibili per rilanciare il settore, fornendo agli imprenditori gli strumenti per potersi presentare sul mercato internazionale più competitivi. Finora l’amministrazione, nonostante sia stata richiamata ai suoi doveri dalle forze sindacali e da Confindustria, non ha messo in atto nessuna significativa iniziativa per contrastare il poderoso aumento dei disoccupati e la chiusura di metà delle aziende tessili presenti sul territorio. Il corso di laurea, lungi dall’essere un modo per risolvere la crisi, fornirà da un lato il naturale sbocco formativo per le scuole professionali locali e, dall’altro, la possibilità svecchiare un settore in disfacimento.