La crisi non la conosciamo

La crisi davvero non l’ho mai vissuta, e nessuno della mia generazione può dire altrimenti. Per noi è sempre stato così, ogni anno che passava la situazione peggiorava fin da quando si andava a scuola. Chi ha avuto fortuna si è sistemato fin da subito, chi non ha avuto voglia di lottare, è andato via, chi apparteneva a qualcuno ha fatto quello che doveva fare e ora fa finta di nulla. Per strada sono rimasti in tanti, in milioni, con un lavoro precario e con un futuro nebbioso, in costante bilico tra accettare quel poco che si riesce a raccogliere e la voglia di fare ancora meglio, ancora di più. Il precariato non è un lavoro che dura due anni e poi ne trovi un altro, il precariato è che prima di spendere 10 euro ci devi pensare perchè magari tra una settimana non potrai fare gasolio. Qui al Sud siamo fortunati, le nostre famiglie condividono quel poco che hanno messo da parte quando potevano fare le formichine, prima dell’inverno, prima dell’arrivo delle vacche magre. Ma il punto è che quando si chiedono maggiori diritti lo si fa a scapito dei privilegi, non per garantire i fannulloni o chi ruba lo stipendio. Anzi proprio loro ci hanno condannato a questa agonia esistenziale, chi ha perso tempo, chi per trent’anni ha vissuto sulle spalle di altri, chi ora prova a farci lezione di etica e di politica.

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