“Il sazio non conosce la fame”

A Grottaglie la festa per la fine del Ramadam occasione di incontro e integrazione.

GROTTAGLIE – Hiba sorride orgogliosa mentre posa il piatto sulla tavola apparecchiata. Il tutbia, il riso con mandorle tostate, uva passa e carne non solo ha un buon sapore, ma è bella anche la presentazione: sembra una montagna caramellata di pinoli. Tra i tavoli pieni di gente nella piazzetta davanti al centro Passi di Donna di Grottagle, il riso di Hiba sta spopolando: c’è un andirivieni fitto di persone che fanno la spola tra la tavola e la propria sedia.

Un momento della festa

Un momento della festa

La prima sera ufficiale dell’autunno 2009 fa ancora un po’ caldo, e se non lo facesse, sicuramente il clima che si è creato alla festa organizzata dall’Associazione Babele in occasione della fine del Ramadan contribuirebbe ad alzare la temperatura. Un decina di bambini che si muove veloce tra le gambe della gente che si accalca alla tavola imbandita con le specialità delle cucine africane e mediorientali, profumate di spezie, di mandorle e di stufati di patate e carne, mentre nell’aria musiche libanesi in tempi asimmetrici fanno da sottofondo alle chiacchiere in tante lingue diverse. Salentino e arabo, tigrigno e tarantino. Babele appunto. Questo è lo scenario che si è presentato mercoledì sera a Grottaglie, alla festa organizzata dall’associazione che da qualche anno (il nostro giornale ne ha già parlato) si occupa di ospitare famiglie di rifugiati. Una festa per salutare i quaranta giorni di digiuno che l’Islam prevede per il nono mese dell’anno, ma che diventa una scusa perché chi abita nel centro si riveli al quartiere e perché si rompa quel sottile velo che trattiene la curiosità dietro le trame della discrezione e della diffidenza. Alle sette di sera gli abitanti del centro storico di Grottaglie, alle spalle della chiesa di San Francesco, si sono riversati nella piazzetta pronti ad assaggiare i piatti preparati dalle donne del centro di accoglienza, e fra tanti, il riso di Hiba è quello che sicuramente è stato più apprezzato. Lo sa anche lei, quando sorride imbarazzata mentre qualcuno le fa notare che potrebbe mettere su un ristorante. Ma oltre al riso di Hiba, c’era un piattone di zighini eritreo, una salsa speziata con carne macinata, l’injera e l’ambascia sempre dall’Eritrea, kibab dal Libano, obeli palan dall’Afghanistan, e da bere dalla Costa D’Avorio una caraffa di dadji karkadè, oltre ad una decina di altri piatti, dall’Etiopia all’Ucraina, di cui non abbiamo fatto in tempo ad annotare il nome.

Appena terminato di mangiare partono le danze tipiche, a cominciare con un ballo tondo dall’Eritrea, ritmi libanesi ballati con grazia da alcune ragazzine del centro e, immancabile, un po’ di pizzica salentina suonata dal vivo e ballata un po’ improvvisando, mescolando danze arabe e passi tarantolati.

P1020614 mod

In un clima di profonda chiusura nei confronti dei migranti, istituzionalizzato dalle ultime decisioni del Governo e legittimato da una lettura quantomeno faziosa di alcuni fatti di cronaca, a Grottaglie mercoledì sera sembra che la convivenza pacifica (soprattutto se accompagnata da buon cibo) è possibile. Ce lo conferma Enzo Pilò, presidente di Babele a cui poniamo una domanda/provocazione se dopo il Ramadam organizzeranno anche la festa di Natale. Ci risponde diplomatico: «Questo è un momento per rompere gli schemi tra ospiti e ospitati e per promuovere la reciproca conoscenza nel quartiere. Non solo, ma è una forma di rispetto nei confronti di persone costrette a fuggire e a vivere in un contesto sconosciuto, un modo anche per dimostrare che essere accettati come sono è possibile. Perché accettare è l’unico modo per creare quella relazione basata sulla fiducia tale da permettere, eventualmente, di mettere in discussione alcuni punti oscuri. Il primo fra tutti è la condizione della donna. Ma non dobbiamo  pensare di essere immuni: solo un forte progresso economico ci ha emancipato dal forte controllo sociale perpetrato dalla Chiesa». Nel frattempo scatta foto a chi sta ballando e si guarda intorno felice:«La festa sta andando benissimo: ci sono gli amici dei nostri ospiti, i loro colleghi di lavoro, la gente del quartiere, le maestre dei bambini. E poi il Ramadam, a parte il precetto religioso, è un momento in cui è centrale la carità e i quaranta giorni di digiuno potrebbero essere interpretati con il detto tarantino ‘o sazjë no canosc o disciun, un modo per sensibilizzare i credenti rispetto ai più bisognosi».

Dello stesso parere l’assessore comunale alle Politiche Sociali e consigliere provinciale PD Luciano Santoro, che ricorda l’orgoglio della città di poter, in minima parte ci dice, contribuire al progetto Passi di Donna, che attraverso forti sacrifici sta costruendo un “quartiere multietnico”, dimostrando la necessità di investire di più sulla solidarietà e sull’integrazione.

Nel frattempo arrivano i dolci ed è impossibile non notare che i piatti dei maestri ceramisti di Grottaglie non sono fatti solo per le orecchiette ma anche per i biscotti di pasta di mandorla e datteri.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *