Giovanardi non ti fare, fatti la vita


Un gruppo di studenti parte per una gita in montagna, uno di loro si attarda, prende una bustina con presumibilmente delle pasticche di stupefacenti da un tipo che lo saluta alla maniera del vecchio west. Una ragazza, probabilmente la sua ragazza, lo guarda innervosita dal finestrino. Lui sale, ma lei non dice niente. Passano le montagne, invitanti di neve pura, bianca. Lui si addormenta e sogna. Sogna di una donna stupenda, ammiccante, bianca tra il bianco della neve gli si fa incontro. Ammiccante. Gnocca. Non è la sua ragazza. Si avvicina, ammiccante, gnocca, lo guarda e si accinge a baciarlo sul collo quando improvvisamente si trasforma in un mostro vampiro e tenta di mordergli il collo.

Ma è un sogno, tranquilli.

Perchè lui si sveglia, sono arrivati in montagna, è l’ultimo a scendere dall’autobus, si avvicina ad un fuoco acceso e butta le pasticche.

Parte la musica di Nek, compare una scritta giovanile:

Non ti fare, fatti la vita.

La prima volta che l’ho visto ho pensato ad un fake, ad un falso. La storia è quasi inconsistente, il messaggio è grossolano. La droga che sembra una bella donna ma in realtà è un vampiro. Poi contiene evidente elementi di sessismo: perchè una bella donna? E se fosse davvero stata una bella donna e non un vampiro, sarebbe stato un bene? E perchè non interviene la ragazza del “quasi-drogato”? E, per ultimo, non è che in realtà lo spot lancia il messaggio meglio la “neve” che le “paste”?

Dubbi.

Dubbi che riconducono alla percezione legata alla sostanza stupefacente, riconducendola nella categoria del Male Assoluto, dell’Orrore, della Paura. La droga deve fare paura, non dobbiamo avvicinarci, non dobbiamo conoscerla. Non dobbiamo sapere. La droga è tabù, il drogato è un paria che non dobbiamo avvicinare. Mi ricordo quando da piccolino prendevo con le forbici le figurire che brillavano perchè girava la voce che contenessero droga.

Quindi due considerazioni: la prima sul contenuto e l’altra sulla forma.

Contenuto: approccio terroristico, una campagna di comunicazione deve contribuire alla conoscenza del fenomeno, non alla messa al bando. Sarebbe come nascondere la polvere sotto al tappeto. Se a questo si aggiunge che Tremonti ha di fatto azzerato lo stato sociale, tagliando l’80% dei fondi destinati al welfare, diventa chiaro che l’obiettivo è la rimozione, l’esclusione, l’abbandono.  Del sessismo e dei doppi sensi ne abbiamo parlato prima.

Forma: il video è fatto dalla Spark Digital, una nota e brava casa di produzione (tipo “Fascisti su Marte”) scimmiottando un po’ troppo i virali che girano sui social network e su Youtube, come di quella ragazza in chat che si trasforma in orribile mostro. Nelle intenzioni del Dipartimento per le politiche antidroga c’è proprio quella di farlo girare tra le giovani generazioni affinchè possano essere sensibilizzate sull’argomento. Secondo Giovanardi & Co. l’intenzione era proprio usare le “stesse armi dei giovani”.

In sintesi, il video è ridicolo, sembra davvero un falso, ma potrebbe girare (come già sta avvenendo) proprio perchè sembra un falso. Non ti fare, fatti la vita! E adesso canta tu, Nek!

Poi, ad un certo punto, scopri che è tutta un’idea di Giovanardi, e capisci tutto.

A voi il video.

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Mistero Galbanino. Risolto l’arcano dello spot.

Finalmente svelato il mistero della pubblicità che indica Erice e mostra Martina Franca. In una comunicazione dell’ufficio stampa della Galbani l’arcano che per giorni ha tenuto banco in città e sul web. Nel comunicazione si legge che lo spot doveva essere inizialmente girato interamente in Sicilia, ma per un problema “tecnico” la troupe è stata costretta a rimanere in Puglia. Da qui la scelta, dati i tempi di consegna e di messa in onda dello spot, di girare la parte rimanente del film in Puglia, a Martina, per poi montare insieme i pezzi.

Da qualche giorno lo spot che passa in tv è modificato, manca la parte con l’insegna stradale. È vero che si sono accorti dell’errore, ma nel frattempo lo spot incriminato è andato in onda per parecchi giorni.

Poco male, era solo la pubblicità di un formaggio fuso buono per i panini. Solo che è diventato un argomento di sgomento, di indignazione. C’è chi proponeva di boicottare lo spot, chi di non comprare più Galbani, chi cambiava canale ogni volta che passavano le immagini in tv.

In sintesi si diceva che era un’offesa alla città.

Un’offesa alla città.

Una città sventrata dai cantieri edili di dubbia legittimità.

Una città che vede la propria classe dirigente galleggiare ignorante nella propria inerzia.

Una città che ha i dirigenti comunali accusati di essersi decuplicati indebitamente gli stipendi.

Una città il di cui sindaco dichiara di essersi abbassato lo stipendio quando in realtà ha semplicemente eseguito una direttiva ministeriale.

Una città la cui giunta stanzia 390000 euro per mettere le telecamere di videosorveglianza.

Una città in cui non si riesce a fare un concorso pubblico che non sia truccato, inquinato, falsato, venduto dalla solita cricca di mediocri baroni che sono sempre lì (se volete vi do l’indirizzo).

Una città che ha perso il suo tessuto produttivo, con migliaia di operai disoccupati, con decine di imprese fallite, famiglie sul lastrico.

Una città che si indigna perché non viene citata nella pubblicità di un formaggino.

Bene, almeno una cosa l’abbiamo risolta.

PS: pare che dell’errore geografico ce ne siamo accorti solo noi, dato che qui, in un articolo di una testata web del nord barese in cui si parla dell’attrice che interpreta la mamma nello spot, non si siano resi conto che le immagini si riferissero a Martina. Ci dispiace un po’ anche per loro.