Roberto Saviano non è il mio eroe

Non è facile parlare di Roberto Saviano senza cadere in trappole linguistiche, barriere semantiche, tranelli del politicamente corretto. Eppure di Roberto Saviano bisogna parlare perchè è un personaggio pubblico, una persona che ha la capacità di influenzare l’opinione pubblica, perchè, in buona sostanza, detiene un potere.

E del potere bisogna parlare, perchè altrimenti il potere si tramuta in dominio e non possiamo che rimanerne soggiogati.

Ieri, dalle pagine di Repubblica, ha lanciato un accorato appello al movimento degli studenti chiedendo di dissociarsi dalla violenza che ha connotato una parte della manifestazione del 14 dicembre. Quello che emerge dalle sue parole è una sorta di aura di saggezza che vorrebbe infondere a chi lo legge.

Ma ieri è stata la lampante dimostrazione di quello che è diventato il fenomeno Saviano, oltre l’innegabile merito che deriva dal suo ruolo di giornalista e scrittore. Ieri Roberto Saviano ha preso carta e penna e ha recitato la parte di quello che dispensa consigli, rientrando perfettamente nel ruolo che la società gli ha affibiato. Quello di icona.

E quindi è dell’icona Roberto Saviano che diventa urgente parlare, del marchio, del simbolo, dell’ipse dixit da condividere sui social network, delle trasmissioni televisive costruite intorno a lui. Un giornalista che ha scritto di camorra, che ha fatto i nomi dei boss e dei killer, che ha raccontato le malefatte del “sistema”, che ha avuto minacce di morte e per questo è stato messo, giustamente, sotto scorta. Un simbolo, quindi, della lotta contro la corruzione, contro la mafia, contro i poteri occulti che manovrano nel buio e dispongono della nostra vita e della nostra morte.

Questo ha fatto di lui un eroe, dandogli un potere enorme, che ieri ha espresso (male secondo me) nei confronti del movimento.

E non tutti sono stati d’accordo (fortunatamente).

Criticare un eroe popolare come lui, nel panorama sociale che si è costruito nel tempo,  diventa automaticamente voler fare il gioco dei camorristi, accendere la macchina del fango. Fargli del male. Quindi guai a criticarlo.

Solo che sono le sue parole ad essere oggetto di critica, perchè delle sue parole discutiamo e ci confrontiamo, e farlo non significa non riconoscere a lui un ruolo importante. Le sue parole, pubbliche perchè pubblicate, devono essere lette con lo sguardo critico con cui leggiamo il resto. Non può una sua lettera essere un pontificato. E difenderlo acriticamente significa fare il gioco di coloro che tentano ogni giorno di lasciarlo solo. Perchè, è questo il punto, nel momento in cui il sistema mediatico in cui viviamo lo ha fatto simbolo/icona/eroe lo ha reso sacro, nell’accezione latina del termine, quindi diviso, distante, lontano da noi. Così lontano che Roberto Saviano è diventato LA lotta alla mafia e non un esempio di lotta alla mafia. La sua stessa esistenza è diventata simbolo e tutti ci siamo affrettati a riconoscergli la sacralità. Ma il risultato finale è che la dimensione della lotta alla mafia è stata definitivamente allontanata dalla misura dell’uomo comune ed è stata riservata a coloro che hanno le palle di sacrificare la propria vita. Roberto Saviano non è un esempio, ma L’esempio di cosa si deve fare per combattere il malaffare organizzato.

E sfido chiunque di noi ad avere gli stessi contatti, le stesse voglie, le stesse prospettive di Saviano.

L’icona Saviano è l’avvertimento che a combattere la mafia si finisce come lui: chiuso in caserma in mezzo ai carabinieri.

Quindi la dimensione del “sacro”, del “diviso”, che da un lato l’allontana da noi e dall’altro allontana noi da lui. Per questo le sue parole sul movimento sono pericolose, perchè arrivano da un livello metaterreno da cui parlano solo gli eroi. Le sue parole sono pericolose perchè a dirle è un simbolo, un’icona. E per questo non possono che essere accettate o negate, non criticate, mai confutate, altrimenti violento si manifesta l’anatema.

Roberto Saviano, se vuole, può essere il mio compagno, mai il mio eroe.

Di seguito due post critici nei confronti della lettera agli studenti:

“Lettera a Roberto Saviano” del collettivo Femminismo a Sud

“Risposta di Valerio Evangelisti a Roberto Saviano” di Valerio Evangelisti