Settecento di questi giorni

“Eppur si muove” oppure “non chiedere cosa può fare il tuo Paese per te, ma cosa puoi fare tu per il tuo Paese”. Vengono in mente tante citazioni durante l’incontro organizzato da Carlo Centrone, un tam tam sui social network che ha riempito la sala di Cristo Re. Tante persone, tante realtà, tante appartenenze. Anche politiche, nonostante sia chiaro dagli intenti dell’organizzatore e dai commenti in sala che proprio per le mancanze della politica ci si è trovati in una serata fredda di febbraio per organizzare “il compleanno di Martina Franca, il mio compleanno”, come ha detto Marangi della Ghironda.

Le parole di Centrone rimbalzano tra le file di sedie occupate, facce interessate, attente. Il progetto parte da un semplice assunto: l’Amministrazione Comunale pare non voglia assolutamente fare nulla per festeggiare adeguatamente il settecentenario della città. A questo punto, stanchi della solita ignavia dei politicanti locali, perchè non mettersi tutti insieme e organizzare la festa fatta dai martinesi per Martina Franca? Cittadini, associazioni, professionisti, imprenditori: tutti insieme in un’associazione che muore per statuto allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre 2011. Un’ATI, in pratica.

Guardandosi intorno, è evidente che c’è una cosa che accomuna tutti, dagli scout all’editore, dall’architetto al fotografo, all’operaio all’ex candidato consigliere. L’esclusione. Un’assemblea fondata sull’esclusione. Cosa hanno in comune tutti quanti? Il fatto di essere stati in qualche modo esclusi dagli ultimi 10 anni di vita politica/economica/sociale martinese. Esclusi dalla cricca che ha spartito potere e lotti di terreno, soldi per le manifestazioni e concessioni edilizie. Esclusi. Certo, non tutti sono ugualmente esclusi. Non è possibile paragonare un’associazione come la Ghironda a Terra Terra, sia per attività che per fatturato, ma entrambe, in qualche modo, sono state escluse.

Quindi eccoci qua, a rispondere “presente” alla chiamata di un cittadino tra i tanti (manco tanto) che ha preso la tastiera e ha creato l’evento su Facebook, ha coinvolto gli amici, ha chiesto di esserci. Una riunione che per il sottoscritto è costata due ore e mezzo di treno e una levataccia domani mattina per tornare a lavoro. Ma bisognava esserci per dire, insieme agli altri: “Eccomi, anche io sono un escluso”.

La politica è lontana, deve essere, a sua volta, esclusa da questo movimento (perchè è un movimento). Eppure l’assemblea di stasera è uno dei gesti più politicamente significativi che si sono fatti in città negli ultimi anni. Molti vogliono tenere fuori consiglieri e assessori, come in una sorta di vendetta civile, di boicottaggio democratico. Il popolo degli esclusi decreta che gli esclusori saranno esclusi. Eppure siamo sicuri che in sala c’è qualcuno che quelli (gli esclusori) li ha votati, magari ha anche fatto campagna elettorale.

Ma non importa. Non stasera.