La notizia è di qualche giorno fa: sul simbolo del Pdl non c’è più il nome di Berlusconi. Coloro che hanno importato la tradizione di giustapporre al simbolo del partito il nome del leader di riferimento (Udc – Casini, Fli – Fini, Sel – Vendola, Idv- Di Pietro, Pd – ???) sono stati i primi a levarlo, in sordina, zitti zitti, in un momento di grave crisi. Questo gesto, lungi dall’essere semplicemente un motivo di restyling del partito, è la dimostrazione inconfutabile che l’era Berlusconi volge al termine. Definitivamente. E bisogna levarsi davvero il cappello davanti a coloro che hanno preparato la strategia per la sua definitiva uscita di scena. Perchè lui esce di scena e non come una vittima, ma come un peto, come la parolaccia risorsa ultimo del comico che non fa ridere. Il bucio de culo della politica italiana.
Se il nome “Berlusconi” non è più trainante lo si deve ad una martellante campagna di comunicazione che ha sradicato le origini del suo successo. Attraverso una concatenazione di eventi più o meno fortuiti, dal 2009 ad oggi, con un’azione di cecchinaggio mediatico i simboli su cui fondava il successo e il consenso Berlusconi sono stati abbattuti uno dopo l’altro. In particolare uno, che è poi il simbolo dell’era che (speriamo) sta volgendo al tramonto. Speriamo, perchè i cani rimangono fedeli al padrone anche dopo che questi muore.
I fatti sono questi: una continua esposizione sui media per argomenti che non hanno nulla a che vedere con la politica reale raccontano di un Berlusconi dedito alle feste e alle belle donne e che esse erano il passpartou per ricevere in cambio favori di ogni tipo. Ti serve un appalto, portagli una fica. Vuoi essere eletto al Consiglio Comunale, portagli una fica. Per due anni, in maniera ripetuta, assillante, il nostro immaginario è stato per ovvi motivi contaminato dalle notizie riportate da Repubblica e da L’Espresso che dipingevano in sostanza un Premier vizioso ma soprattutto incapace di esserlo, data la sua presunta impotenza e la sua, presunta, ignoranza sul fatto che le giovani donne che affollavano le sue cene fossero, in realtà, pagate. Escort a sua insaputa, giusto per fare una citazione.
Ebbene, se il carisma di Berlusconi è fondato sulla figura di maschio alfa, di imprenditore che si è fatto da solo, di macho, di presidente di una squadra di calcio vittoriosa in Europa e nel mondo, immaginarlo alle prese con la pompetta o con le iniezioni, o con vari stratagemmi per tenere alzata la bandiera della virilità, è più distruttivo che sapere che i soldi per la costruzione di Milano 2 vengono dalla mafia.
Lui ha costruito il suo successo lavorando con sondaggisti e con operatori della comunicazione che dal niente hanno costruito un impero, colonizzato la vita degli italiani, imposto modi di dire e di fare, dettare mode, costruire miti. La sua sconfitta non poteva che venire dallo stesso lato, dal lato più protetto, dal lato che, probabilmente non ha mai pensato di difendere perchè arrogantemente troppo sicuro di sè e dei dirigenti di Mediaset. Berlusconi è sconfitto definitivamente non perchè l’opposizione inesistente sia stata in grado di costruire un’alternativa credibile ma perchè il velo di Maya è stato squarciato da mille gocce d’acqua. Se non è capace di avere un’erezione, non può mantenere nessuna promessa, non è credibile.
La tattica e la strategia messi in campo per contrastarlo hanno vinto perchè hanno utilizzato i suoi stessi strumenti contro la narrazione che aveva fatto di sè e che è stata il suo cavallo di battaglia da prima del 94 ad oggi. Egli ha perso perchè nel gioco delle associazioni mentali lui sta con le barzellette e le battutine.
Ora che la nave affonda e i topi sono i primi a scappare, possiamo dire che alla fine l‘origine del mondo è stata la fine di Berlusconi.
No? Se dico Berlusconi, a voi cosa viene in mente?