Discorso di Renzi al Senato. Ancora la “normalità”

Ancora normalità. Sembra la parola d’ordine di questo nuovo corso dell’Italia post-repubblicana, in cui il premier incarnato e incaricato ha sbattuto in faccia ai senatori la sua normalità. La normalità degli argomenti trattati sembra quasi avere lo stesso valore delle affermazioni: “l’acqua è bagnata” oppure “il fuoco brucia”.

Da una parte lui e dall’altra il M5S, sapientemente divisi dalla regia televisiva che ha scelto per il premier e per la compagine grillina inquadrature dirette, come se si guardassero, mentre gli altri senatori, ripresi di lato, in diagonale, da lontano, non erano che meri spettatori.

I due contendenti sono loro, quindi. Da un parte il ragazzo normale, dall’altro i grillini. Il nuovo corso post-repubblicano passa da questa contrapposizione fittizia tra due nuovi modi di intendere la cosa pubblica. I due nuovi contendenti, sui quali si tenterà di polarizzare l’attenzione dell’emozione pubblica saranno appunto loro e non ci sarà spazio per gli altri che dovranno decidere con chi stare. Da una parte il ragazzo con l’accento marcato, umano, normale, che parla in modo che tutti lo capiscano, dall’altro i nerd della politica, gli asociali, che fanno lo streaming e leggono i blog.

Il tema, appunto, è la normalità. Matteo Renzi sembra incarnarla. E ragionare su una strategia alternativa capace di mettere in discussione la normalità non è assolutamente semplice.

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