Accendere il pc la mattina e essere accolti da un intervento del senatore Pdl Stracquadanio che riconosce nel fancazzismo le ragioni della sconfitta elettorale della destra e subito dopo un video del ministro Brunetta che insulta un gruppo di precari definendoli “Italia peggiore”, è indice che oggi i social network fumeranno di commenti, interventi e post.
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Se Stracquadanio da un certo punto di vista ha ragione (molti di noi passano un sacco di tempo al pc perchè non hanno un lavoro o perchè lavorano 4 ore al giorno) dall’altro non comprende che proprio infelici uscite come la sua e quella di Brunetta alimentano la conversazione, dando a noi blogger e fancazzisti argomenti di cui discutere. Molto probabilmente è vero che le uscite pubbliche di personaggi del genere, capaci di attirare tutta l’attenzione dei web, è una geniale mossa per distogliere l’attenzione da fatti ben più importanti, come lo scontro tra Tremonti e Maroni o il fatto che in Puglia hanno ripubblicizzato l’AQP, il primo risultato politico rilevante dopo (e grazie) il referendum. Appena si sente forte il rumore dello scricchiolio della maggioranza, mandano avanti i buffoni (carissimi Stracquadanio e Brunetta, mi avete dato del fancazzista e mi avete detto che sono l’Italia peggiore, “buffone” mi sembra poco in confronto) e i cittadini immediatamente distolgono lo sguardo (e la pressione) dalle cose importanti. Non dimentichiamo infatti che Brunetta è comparso dal nulla all’inizio di questo governo e poi è sparito dopo aver sparato a zero sugli impiegati pubblici, dando il tempo alla maggioranza di assestarsi, e poi è ricomparso solo ora.
Il web e la conversazione online si nutre di gaffe e di figure del genere, si alimenta come un parassita attaccato al suo ospite. Se il livello della conversazione non fosse tenuto costantemente basso da personaggi del genere, il numero dei commentatori autorevoli (tra cui il sottoscritto) non avrebbe di che parlare. Un conto è, miei cari signori, commentare l’insulto di Brunetta, un conto è commentare la proposta dei tagli lineari di Tremonti.
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