E adesso chi lo cuce il mantello di San Martino?

Manifestazione degli operai tessili a Martina Franca per chiedere alla città un sostegno e maggiore attenzione da parte degli amministratori

Un anno fa l’assessore alle attività produttive del Comune di Martina Franca, sentita sulla crisi tremenda in cui versava il settore a causa del collasso dell’economia globale, rispose che della crisi ne aveva sentito parlare, e che aveva in mente di organizzare al più presto un incontro con Confindustria. Nel frattempo però nella città circa 3000 lavoratori avevano perso il lavoro, o lo stavano perdendo, o comunque iniziavano a sentire puzza di cadavere. In un anno di lavoro sulla questione tessile non è stata spesa una parola che sia una da parte non solo degli amministratori locali, ma anche da parte di quell’opposizione che è stata sempre pronta a cavalcare gli asini, il piano carburanti e per un attimo, abbiamo temuto, anche il virus H1N1… Senza contare il PD, assente da se stesso dalla sua nascita, a Martina in particolare, ma che ci auguriamo partecipi numeroso mercoledì 11, se non altro per dare un sussulto all’encefalogramma.

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Il manifesto dell'iniziativa

A questo è doveroso aggiungere che, al di là dei proclami sul Polo Tessile, Distretto, Centro Servizi Università bla bla bla, andando a spulciare le carte si vede che per il Centro Servizi per il tessile, non solo non è prevista una ristrutturazione verso lo scopo con cui era stato costruito (luogo di scambio dell’economia tessile martinese) ma nemmeno come sede dell’Università della Moda. Secondo il piano delle opere pubbliche martinese per il futuro del Centro Servizi è diventare caserma dei Carabinieri, 1.500.000 euro da regalare all’Arma per non si capisce bene quale oscuro motivo. Il dubbio è: perchè l’amministrazione pubblica deve usare i soldi dell’Area Vasta per qualcosa che non è di sua competenza? Le risposte sono sarebbero mille, ma non ci interessa. Per adesso almeno.

Intanto la Filtea Cgil e la Femca Cisl decidono di uscire allo scoperto per tentare di dare una scossa alla città che dorme, che non si accorge, o fa finta di non accorgersi, che il terreno sotto i piedi diventa sempre meno. I negozianti si lamentano, gli operai si lamentano, gli amministratori si lamentano e intanto guardano Palazzo varare l’ennesima giunta che manco Lippi la nazionale di pallone. I motivi per cui gli operai scenderanno in piazza mercoledì, proprio il giorno della festa del Santo che divise il mantello col povero è per ricordare a tutti che quest’anno non solo i poveri con cui dividerlo sono molti di più di uno, ma che il mantello non c’è più.

Ma può una città assopita da anni e anni di valium democristiano rispondere prontamente alla chiamata? No, a meno chè non si spiega chiaro e tondo come stanno le cose, anche usando i disegni. Per questo nasce Nello, un simbolo, un’icona, un modo per raccontare a tutti oltre le frasi fatte e gli slogan, che la situazione è grave e non bisogna far finta di niente. Grazie ai disegni di Walter la campagna pare efficace.

Nel frattempo vi lascio alla lettura del fumetto, che male non fa…

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La storia di Nello, il cappottino orfanello

0 thoughts on “E adesso chi lo cuce il mantello di San Martino?

  1. Io credo che si riuscirà finalmente a portare i martinesi a riflettere sulla gravità della situazione, nonostante la disattenzione del mondo politico e amministrativo della città. Come continuare a mantenere all’ordine del giorno l’attenzione sulla vicenda confezioni a Martina sarà il problema del dopo 11 novembre.

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